Il calore delle fiamme era
insopportabile. Non era la prima volta che ne assaggiava il morso spietato, ma
in cuor suo sapeva che sarebbe stata l'ultima. In fondo, non gli importava più,
ormai. Aveva portato a termine la missione, l'uomo di metallo era ferito a
morte e niente lo avrebbe salvato... Lanciò un'ultima occhiata di sfida agli
Astartes. “Poveri sciocchi” pensò Lymant, poi le sue carni si sfaldarono e il
gerarca cadde, lasciando un grumo di carbone e sangue a testimoniare la sua
passata esistenza. Poco più in là, la situazione si stava facendo esplosiva.
“Fottuti Astartes! - ruggì Vihn –
Questo era un Leman Russ!”. Dal boccaporto montato sulla torretta del carro
uscì una figura imponente, coperta di sangue ma del tutto incurante delle
proprie ferite. Il carrista, a torso nudo e armato solo di fucile a pompa,
lanciò verso i marine la linguetta di una granata, dopodichè saltò lontano dal
veicolo al grido di “IL PADRE È GRANDE!”. Due secondi dopo, il Leman Russ
esplose, buttando a terra i marine presenti nei paraggi. Il corpo di quel
carrista non venne rinvenuto nelle successive ispezioni.
Cinque ore dopo, Vihn Dysel e
alcuni Guastatori superstiti fecero ritorno alla base del Culto, nei meandri
dell'underhive. Ad attenderli trovarono Chelanius.
“Siete sopravvissuti solo voi?!”
disse il Gerarca.
“Purtroppo si. Siamo stati
nuovamente attaccati dagli Astartes! Ma la missione è compiuta. Lymant è
riuscito ad eliminare l'uomo meccanico” rispose Vihn.
“Bene. In questo caso, ottimo
lavoro. Ora riposatevi. Penso che più tardi Blashyrrk vorrà chiedervi com'è
morto suo fratello, quindi cercate di ricordarvi per bene i dettagli, o ve li
strapperà dai ricordi con la forza.”
Padre...Padre...Perdonaci...Parte
del carico è finita nelle mani di alcuni Astartes ficcanaso... una spia li ha sentiti confabulare, li vogliono distruggere!
La creatura aprì gli occhi. Con
un minaccioso sibilo a sottolineare la propria rabbia, il Patriarca si alzò dal
suo trono e con pochi passi si trovò di fronte a Blashyrrk, al centro della
grande e umida stanza, avvolta nella penombra. La mole dell'antico genoraptor
torreggiava immensamente al di sopra del gracile Magus, inginocchiato in totale
segno di sottomissione. Qualche istante dopo, una volontà aliena squarciò il
velo che proteggeva la mente dell'ibrido, inondandola di furia, delusione e...
nuovi ordini.
Recuperali. A qualunque
costo.
Base temporanea marine, qualche ora dopo la battaglia
Una volta rientrato al campo base Maugan fu informato da Davian di qualcosa che la maggior parte dei marine avrebbe potuto ritenere positivo, ma non il capitano: durante il pomeriggio, mentre sovrintendeva alla costruzione delle difese, un dolore lancinante aveva assalito Davian. Fortunatamente il capo bibliotecario era temprato da anni di esperienza nel Warp ed era riuscito a mantenersi abbastanza lucido da capire cosa stesse succedendo. Si era chiuso senza dire nulla a nessuno nel centro di comando parlando con il bibliotecario Morpheus dalla nave per alcuni minuti, una volta uscito aveva ordinato a Sammandriel di contattare Maugan. Prima della riunione della cerchia interna aveva anticipato al capitano ciò che avrebbe poi detto al resto dei membri: il Warp era tornato a scorrere completamente, impetuoso e brutale, la zona di bonaccia che li tratteneva era scomparsa. Il ritorno del Warp, come disse Maugan durante la riunione, significava ovviamente che avrebbero abbandonato il pianeta, dato che, come aveva giustamente evidenziato Astatis Baldion più volte, non si trovava lì nulla per loro se non morte. Purtroppo però non potevano partire immediatamente: Sammandriel fece notare che il Navigator non si era ancora ripreso, Davian sottolineò come i nemici fossero la probabile causa di quella bolla di vuoto nel Warp. Il capitano osservò quindi che sebbene fosse possibile ripartire senza il navigator non avrebbero potuto senza di lui scampare ad un eventuale altro vuoto nel Warp: stabilì pertanto che sarebbero rimasti sul pianeta fintanto che il navigator non si fosse ripreso, tentando al contempo di scoprire come fosse causata la bonaccia nel Warp e di impedire che potesse avvenire nuovamente. Ciò venne deciso senza alcuna obiezione da parte dei membri della cerchia interna: le argomentazioni erano ragionevoli, logiche, persuasive; nessuno poteva dubitare che fossero l'unico motivo per rimanere. Nessuno tranne uno. Un membro aveva passato l'intera seduta osservando Maugan anche mentre non parlava, senza però opporre alcuna obiezione: Astatis Baldion. Quando, finita la riunione, tutti i membri si allontanarono, lui si attardò come gli aveva chiesto di fare prima della seduta il capitano. Rimase nel centro di comando con Maugan, Davian e Sammandriel: allora iniziò la vera riunione della cerchia interna.
Il mattino dopo, presso il campo base, perimetro esterno delle difese
Maugan osservava i marine che controllavano i propri equipaggiamenti. Si stavano preparando alla battaglia imminente: la nave aveva rilevato un grosso esercito nemico in avvicinamento. Lo avevano previsto, le difese erano pronte, i suoi soldati sapevano cosa fare. Il cielo era coperto da nuvole scure, l'aria aveva la nitidezza tipica dei momenti precedenti ad un temporale. Se non avesse piovuto le condizioni sarebbero state ideali per il tiro a segno che sperava avrebbero fatto. Ma con quei nemici non si poteva stare tranquilli, erano furbi, sapevano come evitare le loro difese. Non restava che attendere, a breve sarebbero stati lì. Un sergente gli si avvicinò. "Signore, ho dovuto rimpiazzare uno dei miei marine. Per ora è in una thunderhawk, probabilmente dovrà essere portato alla sezione 22." - "Un altro. Questo era perfino al primo stadio di armatura potenziata. Informa Sammandriel, lui sa cosa fare per limitare lo spreco.". Mentre parlava Maugan si girò e guardò il sergente. Gli occhi marroni del capitano incrociarono quelli rosso sangue del marine. A volte se ne dimenticava. Appoggiò la mano sulla spalla del marine con fare più fraterno. "Ora vai. Stanno arrivando e dobbiamo essere pronti."
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