Contemporaneamente, sulla nave spaziale Charadon Caeli.
"Manovre di attracco quasi concluse signore." disse uno degli ufficiali di plancia a Morpheus. Dopo aver espulso le capsule d'atterraggio si erano diretti verso la stazione orbitale abbandonata del pianeta rilevata tramite i sensori. La stazione era molto antiquata, ma fortunatamente il sistema di attracco era lo stesso compatibile. "Scandagliate la stazione con i sensori." ordinò Morpheus. "Signore, apparentemente la struttura è deserta, ma abbiamo rilevato la presenza di una nave dell'Imperium all'hangar opposto. Risulta appartenere all'Adeptus Mechanicus. Le paratie sono schermate, se vogliamo sapere che cosa celi dovremo andarci di persona." - "Che diavolo ci fanno qui? Credevo che il pianeta fosse abbandonato da millenni. Inviate una squadra alla sala comando, un'altra mi segua all'hangar. Agite con cautela, non sappiamo cosa ci aspetta.". Il bibliotecario ed i suoi raggiunsero la nave. Lo stemma del Mechanicus giganteggiava sul portellone di sbarco chiuso. "Dai dati dei sensori della stazione la nave risulta essere arrivata due settimane fa" gli comunicò uno dei marine dopo aver armeggiato con la console dell'hangar. Morpheus si avvicinò al portellone e provò ad attivare il sistema di apertura. Dalla console del portellone lampeggiarono alcune schermate ed un sensore si attivò scandagliando prima il bibliotecario e poi la stanza ed i suoi marine. "Attenzione." gracchiò la voce meccanica di un computer "La vostra identità non è riconosciuta e non rientra nei parametri di accesso della nave. Il tecnoprete explorator Mendelov non è a bordo, siete pregati di attendere il suo ritorno e di non provare a forzare l'entrata, il sistema di difesa non darà ulteriori avvisi prima di utilizzare la forza letale.". "Signore, siamo pieni di fucili termici sulla nave, una sola parola e apriremo questa nave come burro. Non vorremo farci spaventare da qualche computer?" disse il marine di prima, i suoi occhi lampeggiavano all'idea di far saltare qualcosa. "Calmo Rutwe, la tua inesperienza di neofita si mostra con questi impulsi. La saggezza suggerisce di attendere e riflettere. Per ora controlliamo la stazione ed informiamo il capitano Maugan, dopodichè vedremo se mettere in pratica il tuo piano."
La mattina successiva presso il campo base della Legione Cremisi
Sammandriel si dirigeva al quartier generale per informare Maugan degli avvenimenti della notte, in parte affascinato, in parte preoccupato. Dall'esterno sentiva i toni accesi di una discussione. Entrò e la discussione si placò. Maugan era in piedi sulla destra, con aria calma ma decisa, dall'altra parte, con una posa più tesa c'era Astatis Baldion, il campione della compagnia, arrivato il giorno prima con i rinforzi. In fondo alla stanza, seduto, un altro membro della cerchia interna. "Spero di non giungere in un momento inopportuno." Disse Sammandriel "No, io e Astatis stavamo condividendo punti di vista differenti sulla nostra situazione." Rispose Maugan. L'apotecario riprese a parlare: "Porto notizie sconcertanti, oserei dire, riguardo gli alieni nelle casse. Sono cresciuti a vista d'occhio, alcuni, la maggior parte anzi, sembrano aver passato una specie di ciclo evolutivo, abbandonando quello che prima era il loro guscio esoscheletrico e divenendo più simili a molluschi. Percorrono le fasi evolutive in una maniera anormalmente accelerata per qualunque creatura. I più grandi sembrano aver acquisito maggiore controllo sulla loro capacità di cambiare forma unendo i loro tentacoli per farne delle parti rigide. Ho inoltre parlato con Irwing. Ulteriori ricerche nel nostro database ci portano a supporre che quei genoraptor possano appartenere alla particolare specie dei genoraptor di ymgarl. A quanto ci risulta però sono stati epurati dalle Salamandre nel 754.M41." Baldion fissò il capitano. "Maugan, ciò che sentiamo non può che darmi ragione!" Il capitano scosse la testa, con l'aria stanca di chi sente per l'ennesima volta le stesse argomentazioni. "Amico mio, sei un valoroso combattente, ma non diverrai mai capitano nè tanto meno lord se non inizierai a comprendere a fondo ciò su cui si basa il capitolo. Ti capisco, sono uno space marine originario come te, ma devi abbandonare le tue credenze se credi nel capitolo." Rispose il capitano con fermezza. Baldion si voltò verso il terzo marine, ancora seduto, cercando un aiuto. "Mi trovo in accordo con Thoris Maugan." disse questo con voce calma "Consiglio però prudenza." aggiunse, guardando il capitano. "E prudenza avremo. Vi fate spaventare da molto poco, per ora queste sono solo ipotesi, non abbiamo nulla di più su cui basare le nostre idee, pertanto non c'è motivo di preoccuparsi." conluse Maugan. Baldion era ora rilassato, per quanto chiaramente non convinto a pieno. Lasciò cadere il discorso e cambiò argomento "Ritengo che sia saggio aumentare le pattuglie notturne. Durante la notte alcuni marine di guardia mi hanno informato di aver avuto la netta sensazione di essere osservati, seppur non abbiano notato nulla nemmeno con i loro sensi potenziati. Abbiamo bloccato i condotti da cui sono sbucati i nemici durante la battaglia, ma non possiamo sapere quali altri passaggi possano sfruttare. Dopotutto loro sono qui da prima di noi.". Maugan annuì, ma prima che rispondesse il segnale di una chiamata lampeggiò sullo schermo del quartier generale: era Morpheus. "Bibliotecario Morpheus, hai nuove notizie dalla nave del Mechanicus che avete trovato?" disse Maugan. "No signore, non vi contatto per questo. A pochi chilometri da voi abbiamo rilevato lo svolgersi di un aspro conflitto. Qualcuno è rinchiuso in un edificio ed è assediato da nemici in netta superiorità numerica. Non sappiamo nulla di più, ma chiunque sia assediato non potrà resistere a lungo."
"A quanto pare proseguiremo la nostra conversazione tra i proiettili nemici." disse sorridendo Maugan a Baldion, il quale gli rispose con un ghigno soddisfatto. L'idea dell'imminente battaglia esaltava entrambi e sembrava spazzare via il ricordo della discussione precedente. "Prepara la mia scorta, io organizzerò una forza di intervento. Pronti a partire tra un quarto d'ora."
Giorno successivo alla battaglia per il relitto, recessi dell'underhive:
Lymant inserì il caricatore nella sua pistola requiem e si ritrovò a speculare sull'ironia insita in quel gesto. I proiettili requiem erano nati per difendere l'Umanità dai suoi nemici: gli eretici, gli xeno e i mutanti. E lui era ampiamente rappresentativo di tutte e tre le categorie. La sua fede andava alla Grande Divoratrice, non all'Imperatore. Il suo progenitore era un'entità superiore ai miseri esseri umani, uno xeno antico e potentissimo. Il suo corpo mostrava i segni di questa discendenza. Mise la pistola nella logora fondina di cuoio sintetico e uscì dalla sua spoglia stanza.
Aveva ottenuto una seconda possibilità da Blashyrrk. Un evento più unico che raro. Anzi, assolutamente unico, a fronte di un fallimento così grave. Aveva le sue attenuanti, ovviamente. Tuttavia, più che per le attenuanti, sapeva che la sua testa era ancora attaccata al resto del corpo unicamente perchè la situazione era critica. Prima l'uomo meccanico, ora gli Astartes... Il pensiero di fuggire lo sfiorò per un istante. Aveva un piccolo manipolo ai suoi ordini, sarebbe bastato recuperare una navetta e scappare lontano. Ma no, non c'era un “lontano” da Blashyrrk, dal “Padre”. Dalla Grande Divoratrice. La verità era che lui stesso, in un angolo della propria mente, aveva iniziato a dubitare delle sue capacità. Davvero non avrebbe potuto fare di meglio su quell'astronave? E davvero aveva delle probabilità di riuscire a portare a termine questo nuovo compito, oppure era solo un metodo elegante per disfarsi di lui? Improbabile. Blashyrrk non si sarebbe mai posto questi problemi. Gli avrebbe fatto esplodere la testa, oppure lo avrebbe soffocato usando i tentacoli. Non gli mancavano i modi. Radunò in fretta i suoi soldati. Solo alcuni erano effettivamente i suoi uomini, gli altri erano probabilmente truppe di qualche altro Gerarca che aveva fallito. Dopo averli scrutati per qualche secondo, iniziò ad esporre la loro missione. Avrebbero dovuto disfarsi dell'uomo meccanico, o come lo aveva definito Chelanius, del “Tecnoprete”. Ma questa volta, Lymant non voleva sorprese.
“Basteranno, mio Signore?” chiese Chelanius.
La risposta si fece attendere. Mentre scrutava la massa di creaturine tentacolate che brulicava in mezzo a quella stanza buia e umida, Blashyrrk era completamente assorto nei suoi pensieri. Quello che doveva fare... il piano che avevano messo in atto... e se non fossero bastati?
“C'è solo uno che può saperlo...”
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