martedì 10 novembre 2015

I trafficanti di Khatrax: Finale

Durante la battaglia per l'Underhive, Vicinanze della chiesa del sommo padre.
Fuoco e fiamme? Non abbastanza per Chelanius. Erano anni che non combatteva, ma sentiva fin nelle ossa che questa era la battaglia decisiva. Questo era il momento, questo era il luogo.

Dietro di lui, il Patriarca, l'entità per la quale aveva tradito il suo credo e la sua stessa razza.

Di fronte a lui, Astartes, di quelli tosti.
Al suo fianco, nessuno.
Il getto infiammato lo investì, ma lui, come Lymant qualche tempo prima, vi resistette. Niente DNA alieno nelle sue vene, pura razza umana. All'improvviso, una squadra di Confratelli emerse dalla sua sinistra, assaltando gli Space Marine, mentre dei Genoraptor Prescelti giungevano alle loro spalle. Era ora di gettarsi nella mischia. Individuò il Capitano nemico. Se fosse riuscito anche solo a fermarlo per qualche momento, avrebbe donato un barlume di speranza alla sua gente e al suo dio. Gridò la sua sfida e si lanciò contro il suo avversario.

Senza capire come, cadde al suolo, il corpo spezzato e la vita che fluiva via assieme al sangue. Mentre le energie lo abbandonavano, lo sconforto lasciò posto alla rassegnazione: aveva fallito ancora una volta, l'ultima volta. Ed infine, la morte sopraggiunse.


Mentre Chelanius esalava i suoi ultimi respiri, il Flagello di Oundumm si risvegliò di soprassalto dalla stasi, circondato da nemici. Astartes. Umani. Ululante rabbia, l'icore alieno pompato nelle arterie ipertrofiche e imbottito di oscuri enzimi la cui origine era da ricercarsi al di fuori della galassia conosciuta dall'Uomo, il Padre iniziò a mulinare colpi a destra e a sinistra. Chi veniva colpito non rimaneva illeso, dato che il più piccolo dei suoi artigli era grande quanto un avambraccio umano, tuttavia nella sua furia non si accorse che gli alleati si assottigliavano e i nemici si stringevano sempre di più attorno a lui.
Infine, una sequela di colpi lo investì. Perse il ritmo per un istante, ma fu sufficiente per permettere agli Astartes che lo circondavano di mettere a segno alcuni colpi letali. Il suo cervello supersviluppato capì con qualche frazione di secondo di anticipo che ben presto sarebbe diventato tutto buio. Frazioni di secondo lunghe quanto un'era.


All'ennesimo Leman Russ che questi Astartes gli scassavano, Vihn andò su tutte le furie. Saltò fuori dal corazzato e scorse davanti a sè una decine di Marine. Con la coda dell'occhio riuscì a vedere che la Sala del Trono era circondata di nemici. Fulmineo, si gettò in quella direzione, pronto a soccorrere il Padre.
Dopo qualche passo capì di essere condannato. Sentì alle spalle il rombo dei requiem e tutto intorno a lui il mondo divenne una scheggia impazzita. Non gli rimase che girarsi e lanciare agli Astartes un ultimo sguardo di sfida prima che i colpi lo centrassero e lo scaraventassero al suolo.


Per quanto riguarda Blashyrrk, i suoi poteri oggi erano forti. Ma qualcosa nella direzione della battaglia gli era sfuggito, perchè il Padre era circondato e lui era troppo lontano. Lo vide cadere e il suo cuore perse un battito. Avvolto da una disperazione difficilmente comprensibile da normali esseri umani, il Magus cadde in un temporaneo stato catatonico. Fu abbastanza affinchè una squadra di Astartes caricasse lui e il suo seguito. Colti alla sprovvista, in inferiorità numerica e sgomenti per il destino del loro Signore, gli Accoliti poterono fare ben poco. Le loro vite si spensero una dopo l'altra. Blashyrrk si riprese giusto in tempo per assaporare i suoi ultimi momenti.
Non si era mai immaginato che la morte potesse essere così. Lui che così spesso l'aveva causata a chi gli stava intorno, provò infine sulla sua pelle il dolore del vuoto più totale. Ma non durò molto. Giusto il tempo che venisse fatto definitivamente a pezzi.

14 ore dopo:
Sentì in bocca il sapore ferroso del sangue e nell'aria il fetore della morte. Giaceva in mezzo a decine di cadaveri dei suoi commilitoni, unico superstite di quella battaglia. Si rialzò a fatica, la testa che gli girava e le gambe che a stento sostenevano il suo peso. Decise che se le ferite che si era guadagnato non lo avevano già ucciso, allora non lo avrebbero fatto neanche in seguito. Vagò in mezzo a pile di corpi, testimoni silenziosi di quello che era stato un grande sogno, ora ridotto in pezzi dal tallone d'acciaio degli Astartes. Vide il cadavere del Padre, sventrato e diviso in più parti dall’ira dei marine, circondato dai corpi dei suoi figli. Vide il cadavere di Blashyrrk.
Tutto era distrutto.

Tuttavia non si diede per vinto. Recuperò un fucile da uno dei defunti e si allontanò da quel luogo. Sentiva che se fosse rimasto lì alla fine avrebbe ceduto all'impulso di morire, di smettere di lottare. Ma il suo istinto aveva avuto il sopravvento. Forse da qualche parte nel gigantesco formicaio anche qualcun altro era sopravvissuto. Tutto era distrutto, ma forse non tutto era perduto.

Per ora, era lui da solo contro un intero mondo assassino.

Poteva farcela.

Perchè lui era Vihn Dysel.


11 giorni dopo, zone più basse dell’underhive:


Rey si guardò intorno, la battaglia doveva essere stata apocalittica, un acuto tanfo di morte si levava in tutta la città ma nonostante ciò era contento di essere stato fatto scendere a terra, era quasi un mese che non vedeva altro che paratie metalliche, da quando l’inquisitore Decius Wagner aveva requisito 3 incrociatori della marina e altrettanti reggimenti della guardia imperiale per dare la caccia a quegli eretici scomunicati che erano i cavalieri di ultramar.
Mentre vagava tra le rovine e i vari cadaveri di alieni, mutanti e astartes ripensò a quello che aveva assistito pochi giorni prima, lui stesso ancora stentava a crederci, ma era sicuro di aver letto una bestemmia sulle labbra di Wagner quando avevano ricevuto la notizia di essere stati gabbati per l’ennesima volta dagli eretici.
Spingersi a pochi kilometri da una flotta alveare tiranide per impedire ai sensori imperiali di inseguirli nel warp, eretici per eretici che fossero era sicuro che non avrebbe mai voluto combattere con uomini con il coraggio di fare una cosa simile.
Finalmente notò qualcosa di interessante, erano già due giorni che li facevano avanzare ripercorrendo i passi dei marine, non che fossero difficili da seguire, entrambi gli schieramenti sembravano non aver risparmiato sui proiettili, e di cadaveri di esseri mostruosi ne aveva visti tanti, ma mai uno come quello.
dalla punta dei piedi alla testa sarà stato alto più di 4 metri, l’unica cosa che impediva che lui si desse alla fuga era quella singola e enorme ferita che percorreva tutto il torace del mostro dilaniando l’enorme corpo altrimenti perfettamente conservato.
Un sussulto lo prese quando gli sembrò di aver visto uno dei suoi arti muoversi, “dannati topi” sussurrò tra se e se “vi auguro di soffocarvici con questi dannati resti”.
Rey decise di uscire dall’edificio chiamare il suo compagno Marcus Warner che sapeva essere nei dintorni, in fin dei conti una cosa del genere non si vedeva tutti i giorni.
“Hey Warn! Vieni qui! C’è una cosa che devi vedere!”
“che cosa vuoi che ci sia che possa interessarmi qui Rey? Ci sono solo cadaveri e rovine in sto posto”
“no sul serio, devi venire, questo è assurdo”
“e va bene va bene, arrivo”, disse Warner, “che c’è?” continuò
“entra e vedrai” gli rispose.
Warner annuì e entrò e dopo qualche secondo iniziò a parlare “dai Rey! Non farmi scherzi! Non c’è niente qui!”
“come non c’è niente?? E che mi dici dell’enorme mostro alto almeno 4 metri steso sul pavimento?”
“ma di che diavolo stai parlando? Qui non c’è nul..”
Marcus non fece in tempo a finire la frase perché la sua voce si trasformò in uno straziante urlo di dolore
“Merda!” fu l’unica cosa che Rey riuscì a dire

13 ore dopo, orbita del pianeta Khatrax, astronave da battaglia dell'inquisizione "ira dell'imperatore", plancia.

“nulla da riportare?” chiese l’inquisitore Decius Wagner al suo capo interrogatore, “mi stai dicendo che non abbiamo la minima idea di cosa ci facessero qui??”
Non riusciva a trattenere l’ira mentre camminava avanti e indietro nella stanza piena di soldati, ognuno di loro era venuto a fare rapporto all’inquisitore ma sembra che tutti avessero circa dato la stessa versione, detriti e cadaveri erano l’unica cosa rimasta del passaggio dei marine, ma il motivo che aveva scatenato questa battaglia rimaneva ignoto e questo Wagner non poteva sopportarlo.
“no signore, sono rientrati tutti i soldati tranne uno e la loro descrizione è stata omogena signore.” Il dettaglio colpì l’inquisitore “tutti tranne uno? E che fine ha fatto?” chiese “Rey Williams ha segnalato la morte di Marcus Warner in seguito al cedimento strutturale di una rovina, signore” gli rispose l’interrogatore Friedrich Bauer.
“chi di voi è Williams?” chiese l’inquisitore “sono io, signore!” rispose un giovane soldato facendo un passo avanti, era evidente che si trattava di un cadetto appena uscito dall’accademia, uno come tanti altri, solo una cosa colpì l’inquisitore mentre lo scrutava avvicinandosi, vi era come uno strano luccichio nei suoi occhi.
Wagner giunse di fronte a Williams, lo fissò per un attimo, e poi con voce sempre più stizzita chiamò il suo interrogatore “andiamo Bauer” disse dirigendosi verso la plancia.

Ora come ora non aveva tempo per pensare a cose come un qualche grammo di oscura che girava tra i cadetti dell’FDP, i cavalieri di ultramar gli erano sfuggiti di nuovo, ma la loro fortuna non sarebbe bastata a salvarli ancora! Presto li avrebbe presi! E allora quegli eretici avrebbero assaggiato l’ira dell’ordo Hereticus in tutta la sua gloria!

venerdì 17 luglio 2015

I trafficanti di Khatrax: No Quarter

Underhive, quasi un giorno dopo l'invio delle coordinate, vicinanze del punto di rendez vous


Dal portellone sul tetto del Land Raider Maugan si guardava in giro. La totale oscurità dell'underhive era rischiarata solo dai fari dei veicoli e dai riflettori che ruotavano, illuminando momentaneamente le strutture diroccate. I tubi arrugginiti, i calcinacci che si staccavano, le poche porte ancora attaccate cigolavano, libere di ruotare. Il silenzio era innaturale, dopo quasi un giorno di marcia i marine non avevano più nulla da dirsi, pensavano solo alla battaglia imminente. Oltre il suono della colonna di corazzati Maugan sentiva solo lo sfrigolio delle lame che proveniva dall'interno del land raider. La cerchia interna si trovava nel possente corazzato, affilavano le lame, seguendo il culto delle armi caratteristico del clan. Quei marine non si erano ancora riuniti per combattere tutti insieme da quando erano su quel pianeta, e Maugan sapeva che probabilmente nulla nell'esercito nemico poteva competere con la furia di quelle macchine omicide. 


Un acre odore di morte salì improvvisamente dal suolo. Il capitano si sporse e notò sulla strada numerosi cadaveri, segni della carneficina effettuata dalla sua squadra di ricognizione, erano giunti al punto di rendez-vous. E infatti, guardando davanti a sè, vide un gruppo di moto al centro della strada. Sopra agli edifici altri marine appiedati presidiavano il passaggio. Diede ordine alla colonna di fermarsi e scese dal corazzato, avvicinandosi all'unico marine che non si era voltato verso la grossa colonna corazzata appena arrivata. Era Davian, seduto sulla moto guardava fisso in avanti, nel buio. Il capitano lo chiamo più di una volta prima che si voltasse di scatto a guardarlo. Gli sembrò di vedere i suoi occhi completamente bianchi per un momento, prima che tornassero del colore abituale. L'armatura era ancora incrostata del sangue dei nemici, non si era interessato di pulirla nell'attesa. "Capitano. Li sento. Li stavo guardando. C'è qualcosa laggiù che non conosco, qualcosa di terribile. Sento che non abbiamo molto tempo.". La sua voce non sembrava più quella di un tempo, sembrava spiritato, eppure era una voce penetrante, determinata. Maugan guardava il suo bibliotecario e vedeva in lui la dimostrazione che doveva portare via i suoi marine da lì il prima possibile. Ma sapeva che doveva sconfiggere i nemici anche per un altro motivo, non erano finiti lì per caso, era destino che trovassero quel pianeta, avevano la possibilità di rendere forte il capitolo e dovevano sfruttarla, anche a costo di altri marine morti. Il capitolo andava prima di tutto. Si voltò e tornò nel Land Raider. "In marcia." ordinò nel vox dell'armatura. Erano consapevoli di non avere idea di cosa li aspettasse. L'ignoto era per natura terrificante per un essere umano. Ma loro non conoscevano la paura.

lunedì 13 luglio 2015

I trafficanti di Khatrax: Calm before the storm


Underhive, poche ore dopo il fallimento della trappola all'avanguardia marine, vicinanze della chiesa del sommo padre



Blashyrrk scrutò le truppe. Nei loro occhi vedeva una grande varietà di pensieri ed emozioni. Gli Iniziati in larga parte erano molto tesi, madidi di sudore. I Confratelli erano più determinati, dal momento che in larga parte erano ex-soldati. Gli Accoliti erano perfettamente calmi, a loro agio. La sua generazione, in fin dei conti. Erano nati per questo, per portare la guerra ai nemici del Culto e ne andavano fieri. I Neofiti invece erano la solita banda scalcagnata. A volte ci si chiedeva quanto capissero effettivamente di ciò che gli veniva detto o mostrato. Non c’era nessun Genoraptor, ma questo era normale. In fin dei conti, loro per certo non capivano ciò che gli si diceva, ma avevano una comprensione istintiva del loro ruolo. Sapeva che poteva contare su di loro, i Prediletti, sarebbero comparsi al momento opportuno.



Gli ordini del padre erano stati chiari, non ammettevano replica, niente avrebbe dovuto varcare quella porta, niente avrebbe dovuto nemmeno avvicinarsi a quell'edificio, e il magus non aveva intenzione di fallire. Gli Astartes volevano sconfiggerli? Nel loro territorio? Un conto era una pattuglia, un altro era un intero esercito che gioca in casa. I Marine non avevano la benché minima idea di che cosa stavano andando incontro. Li avevano già sconfitti in qualche occasione, potevano farlo di nuovo. Si voltò verso Chelanius. Il fido Gerarca era avvolto nella sua vecchia armatura a carapace, un ricordino di quando faceva parte dell’Astra Militarum. Un tipo interessante, Chelanius. Fu tra i primi soldati su quel pianeta a voltare le spalle all’Imperium e ad abbracciare il Culto del Flagello. Iniziava ad invecchiare, ma ormai non aveva più importanza. Se non fosse morto in battaglia, avrebbe trovato il suo destino nell’Abbraccio. In qualsiasi caso, i loro destini stavano per compiersi. E magari, chissà, forse avevano già superato il punto di non ritorno…










“Fratelli, sorelle – esordì Blashyrrk – l’Abbraccio si avvicina, la Madre sta arrivando. Non perderemo questa battaglia”.
Breve. Determinato. Non aveva bisogno di ulteriori parole. Ognuno dei membri del Culto sapeva qual era la posta in gioco. Ognuno conosceva il proprio dovere. Non combattevano per il territorio, non combattevano per le risorse. Non combattevano nemmeno per la propria anima, né per proteggere “i propri cari”. Combattevano per il loro destino, affinché si avverasse.
Affinché potessero viaggiare liberi per le Stelle.

sabato 27 giugno 2015

I trafficanti di Khatrax: "It's a trap!"

Base temporanea marine, esterno della nave caduta



"Spostati cazzo!" Disse Maugan ad alta voce spingendo via Sammandriel che tentava di curarlo. Si alzò e la testa gli girò per un momento prima che l'organo di Lyman entrasse in azione. "Signore, vi siete appena ripreso dalla cannonata di un corazzato, avete bisogno di cure." - "No apotecario Sammandriel, ho bisogno di sapere che diavolo è successo da quando ho perso i sensi. Rapporto.". Rispose Maugan sputando un grumo di sangue per terra. Era già molto denso, segno che l'organo di Larraman stava svolgendo il suo lavoro. "Ecco signore, i nemici sono penetrati nella nave. E sono scomparsi, non abbiamo idea di come abbiano fatto a dileguarsi." - "E?" - "Eee... hanno portato via due delle casse.". Gli occhi del capitano si spalancarono per l'ira e si voltò lentamente verso l'apotecario. Prima che la collera di Maugan potesse sprigionarsi aggiunse: "L'unica rimasta è quella già aperta, quella che sorvegliavo io stesso.". Maugan si fermò e trasse un ampio respiro. "Bene Sammandriel, a quanto pare non sei tu ad aver fallito. Portami Astatis Baldion, vedremo se anche lui saprà cavarsela.". Sammandriel però non si mosse. Imprecando tra sè contro Morpheus per aver contattato proprio lui, rendendolo ambasciatore di altre pessime notizie al collerico capitano, aggiunse: "Veramente capitano c'è altro. Morpheus dalla nave mi ha contattato mentre lei era svenuto. A quanto pare il Warp è scomparso nuovamente. Prima che succedesse però il nostro astropate è riuscito a ricevere una comunicazione dalla settima compagnia, inviata probabilmente giorni fa ma che ha potuto raggiungerci solo mentre il Warp scorreva. Hanno tenuto d'occhio l'Inquisizione, le navi che ci stanno cercando sono sulla buona strada, erano a poco meno di un settore di distanza quando il messaggio è stato inviato giorni fa, ora potrebbero essere a mezzo settore. Di questo passo in due o tre settimane ci troveranno. Inoltre durante la battaglia l'incrociatore ha scandagliato i sistemi vicini con i sensori a lungo raggio. Una flottiglia Tiranide si trovava nei pressi di un pianeta disabitato a circa una settimana di viaggio da qui, stazionaria. Quando il Warp si è bloccato di nuovo però ha improvvisamente iniziato a muoversi verso la nostra posizione. Secondo Morpheus questo vuoto è ciò che li attira qui." - "Un motivo in più per eliminarlo." Disse una voce alle spalle di Sammandriel. Il bibliotecario Davian comparve e superò l'apotecario di un paio di passi, avvicinandosi al capitano e guardandolo. Si era tolto l'armatura terminator e la tunica rosso sangue che portava sopra l'armatura potenziata ondeggiava sotto il leggero vento all'esterno del relitto della nave. "Capitano, ora inizio a capire, inizio a percepire l'origine di questo vuoto. Non so esattamente dove si trovi, ma posso trovarla avvicinandomi ad essa. E una volta scoperto dove i nemici si nascondono non potranno sottrarsi alla nostra furia.". Maugan guardava il bibliotecario: da quando erano arrivati gli sembrava cambiato, vedeva le sue guance incavate, le orbite scavate. I suoi occhi rossi tradivano la sua origine, ma c'era altro, sembravano lampeggiare, il fuoco del loro clan scorreva in essi; per quanto il suo aspetto fosse trasandato i suoi occhi sembravano più vivi di quanto li avesse mai visti. Maugan si domandava se quell'andare e venire del Warp non lo stesse facendo impazzire, ma la determinazione e la sicurezza che portava in volto erano più forti che mai, e per quanto fosse diverso da lui era al suo fianco dalla fondazione del clan ed era ormai oltre che un confratello un amico, non poteva non fidarsi di lui. Davian guardava il capitano. Lo conosceva molto bene, e gli stava offrendo una proposta che implicava, se avesse avuto successo, di portare finalmente un attacco diretto ai nemici, uno scontro in grande stile in cui vendicare le morti dei suoi uomini, una prospettiva troppo allettante perchè il capitano rifiutasse. La risposta era una sola: "Va bene Davian. Prendi una piccola forza e procedi nell'underhive fino a che non sei abbastanza vicino, poi segnala la posizione. Mi raccomando, non farti notare, non vorrai ritrovarti in territorio nemico avendo risvegliato le sue intere forze, perciò sii silenzioso, penserò io a fare rumore quando sarà il momento.".

Underhive, più di 24 ore dopo



Il convoglio dei marine proseguiva da un giorno ormai nell'underhive. Davian era in testa, al comando. Stranamente non avevano incontrato nessun nemico, eppure sapeva di proseguire sulla strada giusta, ed ora sentiva di essere quasi arrivato. Diede ordine di fermarsi e scandagliò nuovamente la zona. Sì, lo percepiva, non era molto lontano, pochi chilometri. Dovevano solo avvicinarsi un po' di più e avrebbero potuto mandare l'esatta posizione al campo base. L'auspex iniziò a lampeggiare. Segnali in movimento da ogni direzione si avvicinavano rapidamente: Erano circondati. Attivo il vox dell'armatura: "Qui Davian, a tutte le unità. Forze nemiche stanno per attaccarci, sto inviando i dati della posizione del campo nemico, una volta avvicinativisi abbastanza da triangolare la posizione avete il compito di inviarla al nostro quartier generale. A qualunque costo. Posizioni di combattimento. Per il capitolo!". Le grida di battaglia dei marine risuonarono nel comunicatore facendo riverberare il sangue nelle vene del bibliotecario: o vittoria o morte.

venerdì 12 giugno 2015

I trafficanti di Khatrax: Drums of war

Il calore delle fiamme era insopportabile. Non era la prima volta che ne assaggiava il morso spietato, ma in cuor suo sapeva che sarebbe stata l'ultima. In fondo, non gli importava più, ormai. Aveva portato a termine la missione, l'uomo di metallo era ferito a morte e niente lo avrebbe salvato... Lanciò un'ultima occhiata di sfida agli Astartes. “Poveri sciocchi” pensò Lymant, poi le sue carni si sfaldarono e il gerarca cadde, lasciando un grumo di carbone e sangue a testimoniare la sua passata esistenza. Poco più in là, la situazione si stava facendo esplosiva.
“Fottuti Astartes! - ruggì Vihn – Questo era un Leman Russ!”. Dal boccaporto montato sulla torretta del carro uscì una figura imponente, coperta di sangue ma del tutto incurante delle proprie ferite. Il carrista, a torso nudo e armato solo di fucile a pompa, lanciò verso i marine la linguetta di una granata, dopodichè saltò lontano dal veicolo al grido di “IL PADRE È GRANDE!”. Due secondi dopo, il Leman Russ esplose, buttando a terra i marine presenti nei paraggi. Il corpo di quel carrista non venne rinvenuto nelle successive ispezioni.

Cinque ore dopo, Vihn Dysel e alcuni Guastatori superstiti fecero ritorno alla base del Culto, nei meandri dell'underhive. Ad attenderli trovarono Chelanius.
“Siete sopravvissuti solo voi?!” disse il Gerarca.
“Purtroppo si. Siamo stati nuovamente attaccati dagli Astartes! Ma la missione è compiuta. Lymant è riuscito ad eliminare l'uomo meccanico” rispose Vihn.
“Bene. In questo caso, ottimo lavoro. Ora riposatevi. Penso che più tardi Blashyrrk vorrà chiedervi com'è morto suo fratello, quindi cercate di ricordarvi per bene i dettagli, o ve li strapperà dai ricordi con la forza.”



Padre...Padre...Perdonaci...Parte del carico è finita nelle mani di alcuni Astartes ficcanaso... una spia li ha sentiti confabulare, li vogliono distruggere!
La creatura aprì gli occhi. Con un minaccioso sibilo a sottolineare la propria rabbia, il Patriarca si alzò dal suo trono e con pochi passi si trovò di fronte a Blashyrrk, al centro della grande e umida stanza, avvolta nella penombra. La mole dell'antico genoraptor torreggiava immensamente al di sopra del gracile Magus, inginocchiato in totale segno di sottomissione. Qualche istante dopo, una volontà aliena squarciò il velo che proteggeva la mente dell'ibrido, inondandola di furia, delusione e... nuovi ordini.

Recuperali. A qualunque costo.



Base temporanea marine, qualche ora dopo la battaglia


Una volta rientrato al campo base Maugan fu informato da Davian di qualcosa che la maggior parte dei marine avrebbe potuto ritenere positivo, ma non il capitano: durante il pomeriggio, mentre sovrintendeva alla costruzione delle difese, un dolore lancinante aveva assalito Davian. Fortunatamente il capo bibliotecario era temprato da anni di esperienza nel Warp ed era riuscito a mantenersi abbastanza lucido da capire cosa stesse succedendo. Si era chiuso senza dire nulla a nessuno nel centro di comando parlando con il bibliotecario Morpheus dalla nave per alcuni minuti, una volta uscito aveva ordinato a Sammandriel di contattare Maugan. Prima della riunione della cerchia interna aveva anticipato al capitano ciò che avrebbe poi detto al resto dei membri: il Warp era tornato a scorrere completamente, impetuoso e brutale, la zona di bonaccia che li tratteneva era scomparsa. Il ritorno del Warp, come disse Maugan durante la riunione, significava ovviamente che avrebbero abbandonato il pianeta, dato che, come aveva giustamente evidenziato Astatis Baldion più volte, non si trovava lì nulla per loro se non morte. Purtroppo però non potevano partire immediatamente: Sammandriel fece notare che il Navigator non si era ancora ripreso, Davian sottolineò come i nemici fossero la probabile causa di quella bolla di vuoto nel Warp. Il capitano osservò quindi che sebbene fosse possibile ripartire senza il navigator non avrebbero potuto senza di lui scampare ad un eventuale altro vuoto nel Warp: stabilì pertanto che sarebbero rimasti sul pianeta fintanto che il navigator non si fosse ripreso, tentando al contempo di scoprire come fosse causata la bonaccia nel Warp e di impedire che potesse avvenire nuovamente. Ciò venne deciso senza alcuna obiezione da parte dei membri della cerchia interna: le argomentazioni erano ragionevoli, logiche, persuasive; nessuno poteva dubitare che fossero l'unico motivo per rimanere. Nessuno tranne uno. Un membro aveva passato l'intera seduta osservando Maugan anche mentre non parlava, senza però opporre alcuna obiezione: Astatis Baldion. Quando, finita la riunione, tutti i membri si allontanarono, lui si attardò come gli aveva chiesto di fare prima della seduta il capitano. Rimase nel centro di comando con Maugan, Davian e Sammandriel: allora iniziò la vera riunione della cerchia interna.
Il mattino dopo, presso il campo base, perimetro esterno delle difese
Maugan osservava i marine che controllavano i propri equipaggiamenti. Si stavano preparando alla battaglia imminente: la nave aveva rilevato un grosso esercito nemico in avvicinamento. Lo avevano previsto, le difese erano pronte, i suoi soldati sapevano cosa fare. Il cielo era coperto da nuvole scure, l'aria aveva la nitidezza tipica dei momenti precedenti ad un temporale. Se non avesse piovuto le condizioni sarebbero state ideali per il tiro a segno che sperava avrebbero fatto. Ma con quei nemici non si poteva stare tranquilli, erano furbi, sapevano come evitare le loro difese. Non restava che attendere, a breve sarebbero stati lì. Un sergente gli si avvicinò. "Signore, ho dovuto rimpiazzare uno dei miei marine. Per ora è in una thunderhawk, probabilmente dovrà essere portato alla sezione 22." - "Un altro. Questo era perfino al primo stadio di armatura potenziata. Informa Sammandriel, lui sa cosa fare per limitare lo spreco.". Mentre parlava Maugan si girò e guardò il sergente. Gli occhi marroni del capitano incrociarono quelli rosso sangue del marine. A volte se ne dimenticava. Appoggiò la mano sulla spalla del marine con fare più fraterno. "Ora vai. Stanno arrivando e dobbiamo essere pronti."