La quasi interezza della popolazione di Nazkar che fosse munita anche del più rozzo dei veicoli era schierata lungo la linea dell'orizzonte.
A Grunt parve anche di cogliere la vista di un Kutta carico di kakkole in fondo alla fila.
Quando Buzzgob la sera prima si era messo a sbraitare nei suoi confronti, completamente ubriaco di birra di funghi aveva usato queste parole: "Anke ze tu partizzi domattina, al pazzaggio della montagna zu ruote, ke zarebbe l'uniko momento in kui le porte zarebbero aperte, rimarrebbe un fottuto zuicidio, ztupido idiota! Hic...".
O almeno questo era sembrato di comprendere a buona parte del bar.
Per questo motivo quando all'alba Grunt venne svegliato dal trambusto dei veicoli in movimento capì che forse era il momento giusto per partire.
"Rozzo" pensó Grunt fissando l'orizzonte a cavallo della sua "Bestia", come lui adorava a chiamare la sua moto, "quezto zì ke è un bel zegno".
L'intera banda stava aspettando sulla cima del versante, schierata, indecisa sul momento giusto per partire, quando una forte folata di vento sospinse il Kutta a vela delle kakkole giù per la collina.
All'eterogenea unione di veicoli sembró un segnale adatto, in fin dei conti quale orko rispettabile si sarebbe fatto battere da una kakkola?
La potenza del ruggito delle dozzine di motori lì presenti fu sufficiente a smuovere l'aria e a alzare un alta nuvola di polvere mentre una pila di orki urlanti scendeva la collina alla massima velocità consentita dai loro mezzi.
Grunt sfrecció lungo la discesa, schivando i corpi dei piloti meno esperti e investendo quelli che non riusciva a schivare, puntando verso la locomotiva del treno.
"Cosa aveva detto Buzz?" Cominciò a pensare mentre il treno gli sfrecciava a fianco a una velocità che nemmeno la sua moto da gara riusciva a mantenere "quale era il pulzante per il Noz? Il rozzo o il verde?".
Nel frattempo solo una delle macchine era stata abbastanza veloce da posizionarsi di fronte alla locomotiva, probabilmente nella speranza di farsi spingere all'interno della città, ma quando il treno li raggiunse il rumore di acciaio piegato e le urla che l'accompagnarono indicarono che quella strategia non era stata molto efficace.
"Ci zono!" Disse a quel punto Grunt tra se e se "il verde e il rozzo inzieme! Zono zikuro ke aveva detto verde e il rozzo inzieme!!!".
Meno di un secondo dopo le marmitte iniziarono a emettere fiamme e la moto acceleró a tal punto che l'aria fece agitare la pelle sulla faccia dell'orko come una vela al vento.
In un istante Grunt si trovò a pochi centimetri dal raggiungere con la mano la scala che permetteva l'accesso alla locomotiva.
Le dita dell'orko erano a meno di un centimetro dall'afferrare il piolo d'acciaio quando il motore, che nel frattempo stava andando a velocità ben superiori a quelle che avrebbe potuto sopportare, decise di esplodere.
Grunt non capì bene cosa successe ma nel botto che ne seguì si ritrovó con il braccio sinistro incastrato tra i pioli.
Negli anni successivi quella venne narrata dagli allevazgorbi come la giornata del "Grande Zplat" in quanto la botta del corpo dell'orko che andava a sbattere contro l'arcata fu sufficiente a sovrastare in suono anche l'enorme treno, risuonando in tutta la vallata.