venerdì 17 luglio 2015

I trafficanti di Khatrax: No Quarter

Underhive, quasi un giorno dopo l'invio delle coordinate, vicinanze del punto di rendez vous


Dal portellone sul tetto del Land Raider Maugan si guardava in giro. La totale oscurità dell'underhive era rischiarata solo dai fari dei veicoli e dai riflettori che ruotavano, illuminando momentaneamente le strutture diroccate. I tubi arrugginiti, i calcinacci che si staccavano, le poche porte ancora attaccate cigolavano, libere di ruotare. Il silenzio era innaturale, dopo quasi un giorno di marcia i marine non avevano più nulla da dirsi, pensavano solo alla battaglia imminente. Oltre il suono della colonna di corazzati Maugan sentiva solo lo sfrigolio delle lame che proveniva dall'interno del land raider. La cerchia interna si trovava nel possente corazzato, affilavano le lame, seguendo il culto delle armi caratteristico del clan. Quei marine non si erano ancora riuniti per combattere tutti insieme da quando erano su quel pianeta, e Maugan sapeva che probabilmente nulla nell'esercito nemico poteva competere con la furia di quelle macchine omicide. 


Un acre odore di morte salì improvvisamente dal suolo. Il capitano si sporse e notò sulla strada numerosi cadaveri, segni della carneficina effettuata dalla sua squadra di ricognizione, erano giunti al punto di rendez-vous. E infatti, guardando davanti a sè, vide un gruppo di moto al centro della strada. Sopra agli edifici altri marine appiedati presidiavano il passaggio. Diede ordine alla colonna di fermarsi e scese dal corazzato, avvicinandosi all'unico marine che non si era voltato verso la grossa colonna corazzata appena arrivata. Era Davian, seduto sulla moto guardava fisso in avanti, nel buio. Il capitano lo chiamo più di una volta prima che si voltasse di scatto a guardarlo. Gli sembrò di vedere i suoi occhi completamente bianchi per un momento, prima che tornassero del colore abituale. L'armatura era ancora incrostata del sangue dei nemici, non si era interessato di pulirla nell'attesa. "Capitano. Li sento. Li stavo guardando. C'è qualcosa laggiù che non conosco, qualcosa di terribile. Sento che non abbiamo molto tempo.". La sua voce non sembrava più quella di un tempo, sembrava spiritato, eppure era una voce penetrante, determinata. Maugan guardava il suo bibliotecario e vedeva in lui la dimostrazione che doveva portare via i suoi marine da lì il prima possibile. Ma sapeva che doveva sconfiggere i nemici anche per un altro motivo, non erano finiti lì per caso, era destino che trovassero quel pianeta, avevano la possibilità di rendere forte il capitolo e dovevano sfruttarla, anche a costo di altri marine morti. Il capitolo andava prima di tutto. Si voltò e tornò nel Land Raider. "In marcia." ordinò nel vox dell'armatura. Erano consapevoli di non avere idea di cosa li aspettasse. L'ignoto era per natura terrificante per un essere umano. Ma loro non conoscevano la paura.

lunedì 13 luglio 2015

I trafficanti di Khatrax: Calm before the storm


Underhive, poche ore dopo il fallimento della trappola all'avanguardia marine, vicinanze della chiesa del sommo padre



Blashyrrk scrutò le truppe. Nei loro occhi vedeva una grande varietà di pensieri ed emozioni. Gli Iniziati in larga parte erano molto tesi, madidi di sudore. I Confratelli erano più determinati, dal momento che in larga parte erano ex-soldati. Gli Accoliti erano perfettamente calmi, a loro agio. La sua generazione, in fin dei conti. Erano nati per questo, per portare la guerra ai nemici del Culto e ne andavano fieri. I Neofiti invece erano la solita banda scalcagnata. A volte ci si chiedeva quanto capissero effettivamente di ciò che gli veniva detto o mostrato. Non c’era nessun Genoraptor, ma questo era normale. In fin dei conti, loro per certo non capivano ciò che gli si diceva, ma avevano una comprensione istintiva del loro ruolo. Sapeva che poteva contare su di loro, i Prediletti, sarebbero comparsi al momento opportuno.



Gli ordini del padre erano stati chiari, non ammettevano replica, niente avrebbe dovuto varcare quella porta, niente avrebbe dovuto nemmeno avvicinarsi a quell'edificio, e il magus non aveva intenzione di fallire. Gli Astartes volevano sconfiggerli? Nel loro territorio? Un conto era una pattuglia, un altro era un intero esercito che gioca in casa. I Marine non avevano la benché minima idea di che cosa stavano andando incontro. Li avevano già sconfitti in qualche occasione, potevano farlo di nuovo. Si voltò verso Chelanius. Il fido Gerarca era avvolto nella sua vecchia armatura a carapace, un ricordino di quando faceva parte dell’Astra Militarum. Un tipo interessante, Chelanius. Fu tra i primi soldati su quel pianeta a voltare le spalle all’Imperium e ad abbracciare il Culto del Flagello. Iniziava ad invecchiare, ma ormai non aveva più importanza. Se non fosse morto in battaglia, avrebbe trovato il suo destino nell’Abbraccio. In qualsiasi caso, i loro destini stavano per compiersi. E magari, chissà, forse avevano già superato il punto di non ritorno…










“Fratelli, sorelle – esordì Blashyrrk – l’Abbraccio si avvicina, la Madre sta arrivando. Non perderemo questa battaglia”.
Breve. Determinato. Non aveva bisogno di ulteriori parole. Ognuno dei membri del Culto sapeva qual era la posta in gioco. Ognuno conosceva il proprio dovere. Non combattevano per il territorio, non combattevano per le risorse. Non combattevano nemmeno per la propria anima, né per proteggere “i propri cari”. Combattevano per il loro destino, affinché si avverasse.
Affinché potessero viaggiare liberi per le Stelle.