martedì 10 novembre 2015

I trafficanti di Khatrax: Finale

Durante la battaglia per l'Underhive, Vicinanze della chiesa del sommo padre.
Fuoco e fiamme? Non abbastanza per Chelanius. Erano anni che non combatteva, ma sentiva fin nelle ossa che questa era la battaglia decisiva. Questo era il momento, questo era il luogo.

Dietro di lui, il Patriarca, l'entità per la quale aveva tradito il suo credo e la sua stessa razza.

Di fronte a lui, Astartes, di quelli tosti.
Al suo fianco, nessuno.
Il getto infiammato lo investì, ma lui, come Lymant qualche tempo prima, vi resistette. Niente DNA alieno nelle sue vene, pura razza umana. All'improvviso, una squadra di Confratelli emerse dalla sua sinistra, assaltando gli Space Marine, mentre dei Genoraptor Prescelti giungevano alle loro spalle. Era ora di gettarsi nella mischia. Individuò il Capitano nemico. Se fosse riuscito anche solo a fermarlo per qualche momento, avrebbe donato un barlume di speranza alla sua gente e al suo dio. Gridò la sua sfida e si lanciò contro il suo avversario.

Senza capire come, cadde al suolo, il corpo spezzato e la vita che fluiva via assieme al sangue. Mentre le energie lo abbandonavano, lo sconforto lasciò posto alla rassegnazione: aveva fallito ancora una volta, l'ultima volta. Ed infine, la morte sopraggiunse.


Mentre Chelanius esalava i suoi ultimi respiri, il Flagello di Oundumm si risvegliò di soprassalto dalla stasi, circondato da nemici. Astartes. Umani. Ululante rabbia, l'icore alieno pompato nelle arterie ipertrofiche e imbottito di oscuri enzimi la cui origine era da ricercarsi al di fuori della galassia conosciuta dall'Uomo, il Padre iniziò a mulinare colpi a destra e a sinistra. Chi veniva colpito non rimaneva illeso, dato che il più piccolo dei suoi artigli era grande quanto un avambraccio umano, tuttavia nella sua furia non si accorse che gli alleati si assottigliavano e i nemici si stringevano sempre di più attorno a lui.
Infine, una sequela di colpi lo investì. Perse il ritmo per un istante, ma fu sufficiente per permettere agli Astartes che lo circondavano di mettere a segno alcuni colpi letali. Il suo cervello supersviluppato capì con qualche frazione di secondo di anticipo che ben presto sarebbe diventato tutto buio. Frazioni di secondo lunghe quanto un'era.


All'ennesimo Leman Russ che questi Astartes gli scassavano, Vihn andò su tutte le furie. Saltò fuori dal corazzato e scorse davanti a sè una decine di Marine. Con la coda dell'occhio riuscì a vedere che la Sala del Trono era circondata di nemici. Fulmineo, si gettò in quella direzione, pronto a soccorrere il Padre.
Dopo qualche passo capì di essere condannato. Sentì alle spalle il rombo dei requiem e tutto intorno a lui il mondo divenne una scheggia impazzita. Non gli rimase che girarsi e lanciare agli Astartes un ultimo sguardo di sfida prima che i colpi lo centrassero e lo scaraventassero al suolo.


Per quanto riguarda Blashyrrk, i suoi poteri oggi erano forti. Ma qualcosa nella direzione della battaglia gli era sfuggito, perchè il Padre era circondato e lui era troppo lontano. Lo vide cadere e il suo cuore perse un battito. Avvolto da una disperazione difficilmente comprensibile da normali esseri umani, il Magus cadde in un temporaneo stato catatonico. Fu abbastanza affinchè una squadra di Astartes caricasse lui e il suo seguito. Colti alla sprovvista, in inferiorità numerica e sgomenti per il destino del loro Signore, gli Accoliti poterono fare ben poco. Le loro vite si spensero una dopo l'altra. Blashyrrk si riprese giusto in tempo per assaporare i suoi ultimi momenti.
Non si era mai immaginato che la morte potesse essere così. Lui che così spesso l'aveva causata a chi gli stava intorno, provò infine sulla sua pelle il dolore del vuoto più totale. Ma non durò molto. Giusto il tempo che venisse fatto definitivamente a pezzi.

14 ore dopo:
Sentì in bocca il sapore ferroso del sangue e nell'aria il fetore della morte. Giaceva in mezzo a decine di cadaveri dei suoi commilitoni, unico superstite di quella battaglia. Si rialzò a fatica, la testa che gli girava e le gambe che a stento sostenevano il suo peso. Decise che se le ferite che si era guadagnato non lo avevano già ucciso, allora non lo avrebbero fatto neanche in seguito. Vagò in mezzo a pile di corpi, testimoni silenziosi di quello che era stato un grande sogno, ora ridotto in pezzi dal tallone d'acciaio degli Astartes. Vide il cadavere del Padre, sventrato e diviso in più parti dall’ira dei marine, circondato dai corpi dei suoi figli. Vide il cadavere di Blashyrrk.
Tutto era distrutto.

Tuttavia non si diede per vinto. Recuperò un fucile da uno dei defunti e si allontanò da quel luogo. Sentiva che se fosse rimasto lì alla fine avrebbe ceduto all'impulso di morire, di smettere di lottare. Ma il suo istinto aveva avuto il sopravvento. Forse da qualche parte nel gigantesco formicaio anche qualcun altro era sopravvissuto. Tutto era distrutto, ma forse non tutto era perduto.

Per ora, era lui da solo contro un intero mondo assassino.

Poteva farcela.

Perchè lui era Vihn Dysel.


11 giorni dopo, zone più basse dell’underhive:


Rey si guardò intorno, la battaglia doveva essere stata apocalittica, un acuto tanfo di morte si levava in tutta la città ma nonostante ciò era contento di essere stato fatto scendere a terra, era quasi un mese che non vedeva altro che paratie metalliche, da quando l’inquisitore Decius Wagner aveva requisito 3 incrociatori della marina e altrettanti reggimenti della guardia imperiale per dare la caccia a quegli eretici scomunicati che erano i cavalieri di ultramar.
Mentre vagava tra le rovine e i vari cadaveri di alieni, mutanti e astartes ripensò a quello che aveva assistito pochi giorni prima, lui stesso ancora stentava a crederci, ma era sicuro di aver letto una bestemmia sulle labbra di Wagner quando avevano ricevuto la notizia di essere stati gabbati per l’ennesima volta dagli eretici.
Spingersi a pochi kilometri da una flotta alveare tiranide per impedire ai sensori imperiali di inseguirli nel warp, eretici per eretici che fossero era sicuro che non avrebbe mai voluto combattere con uomini con il coraggio di fare una cosa simile.
Finalmente notò qualcosa di interessante, erano già due giorni che li facevano avanzare ripercorrendo i passi dei marine, non che fossero difficili da seguire, entrambi gli schieramenti sembravano non aver risparmiato sui proiettili, e di cadaveri di esseri mostruosi ne aveva visti tanti, ma mai uno come quello.
dalla punta dei piedi alla testa sarà stato alto più di 4 metri, l’unica cosa che impediva che lui si desse alla fuga era quella singola e enorme ferita che percorreva tutto il torace del mostro dilaniando l’enorme corpo altrimenti perfettamente conservato.
Un sussulto lo prese quando gli sembrò di aver visto uno dei suoi arti muoversi, “dannati topi” sussurrò tra se e se “vi auguro di soffocarvici con questi dannati resti”.
Rey decise di uscire dall’edificio chiamare il suo compagno Marcus Warner che sapeva essere nei dintorni, in fin dei conti una cosa del genere non si vedeva tutti i giorni.
“Hey Warn! Vieni qui! C’è una cosa che devi vedere!”
“che cosa vuoi che ci sia che possa interessarmi qui Rey? Ci sono solo cadaveri e rovine in sto posto”
“no sul serio, devi venire, questo è assurdo”
“e va bene va bene, arrivo”, disse Warner, “che c’è?” continuò
“entra e vedrai” gli rispose.
Warner annuì e entrò e dopo qualche secondo iniziò a parlare “dai Rey! Non farmi scherzi! Non c’è niente qui!”
“come non c’è niente?? E che mi dici dell’enorme mostro alto almeno 4 metri steso sul pavimento?”
“ma di che diavolo stai parlando? Qui non c’è nul..”
Marcus non fece in tempo a finire la frase perché la sua voce si trasformò in uno straziante urlo di dolore
“Merda!” fu l’unica cosa che Rey riuscì a dire

13 ore dopo, orbita del pianeta Khatrax, astronave da battaglia dell'inquisizione "ira dell'imperatore", plancia.

“nulla da riportare?” chiese l’inquisitore Decius Wagner al suo capo interrogatore, “mi stai dicendo che non abbiamo la minima idea di cosa ci facessero qui??”
Non riusciva a trattenere l’ira mentre camminava avanti e indietro nella stanza piena di soldati, ognuno di loro era venuto a fare rapporto all’inquisitore ma sembra che tutti avessero circa dato la stessa versione, detriti e cadaveri erano l’unica cosa rimasta del passaggio dei marine, ma il motivo che aveva scatenato questa battaglia rimaneva ignoto e questo Wagner non poteva sopportarlo.
“no signore, sono rientrati tutti i soldati tranne uno e la loro descrizione è stata omogena signore.” Il dettaglio colpì l’inquisitore “tutti tranne uno? E che fine ha fatto?” chiese “Rey Williams ha segnalato la morte di Marcus Warner in seguito al cedimento strutturale di una rovina, signore” gli rispose l’interrogatore Friedrich Bauer.
“chi di voi è Williams?” chiese l’inquisitore “sono io, signore!” rispose un giovane soldato facendo un passo avanti, era evidente che si trattava di un cadetto appena uscito dall’accademia, uno come tanti altri, solo una cosa colpì l’inquisitore mentre lo scrutava avvicinandosi, vi era come uno strano luccichio nei suoi occhi.
Wagner giunse di fronte a Williams, lo fissò per un attimo, e poi con voce sempre più stizzita chiamò il suo interrogatore “andiamo Bauer” disse dirigendosi verso la plancia.

Ora come ora non aveva tempo per pensare a cose come un qualche grammo di oscura che girava tra i cadetti dell’FDP, i cavalieri di ultramar gli erano sfuggiti di nuovo, ma la loro fortuna non sarebbe bastata a salvarli ancora! Presto li avrebbe presi! E allora quegli eretici avrebbero assaggiato l’ira dell’ordo Hereticus in tutta la sua gloria!